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20 anni fa “Pieve Nostra”. Una lista civica provò a cambiare,ma i pievesi scelsero la continuità

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Fu in una conversazione – intervista, con me , dei giornalisti, nonché amici,  Paolo Scandaletti, Fabio Mariottini e Marco Lorenzoni, che parlando dei problemi di Città della Pieve, proposi ai cittadini presenti in una Sala delle Muse gremita, di costituire l’Associazione Pieve Nostra, che riprendeva il nome glorioso del giornale pubblicato dal 1956 al 1978 dall’Associazione Turistica Pievese.

Dissi anche che questa associazione se necessario si sarebbe dovuta presentare alle elezioni comunali della primavera successiva. E così andò a finire. Erano gli anni del governo D’Alema, appena succeduto al primo governo Prodi, ma era già chiaro allora che veniva chiamata la Seconda Repubblica aveva il respiro corto e che il sistema dei partiti non era in grado di rappresentare il già grande bisogno di cambiamento che cresceva nella società.

Città della Pieve poi, finito il decennio del sindaco Giovagnola, si trovava ad affrontare un periodo cruciale, da ogni punto di vista, con dei partiti e dei gruppi dirigenti tutti chiusi in se stessi, nella difesa di piccoli poteri, senza una visione ed una strategia per il futuro.

Provammo anche a proporre vie democratiche di confronto pre elettorale, ma si eressero muri e Pieve Nostra insieme ai Verdi ed ad alcuni esponenti socialisti costruì la lista civica “Pieveduemila” con me come candidato sindaco.

Era una lista nata a sinistra ma che poi si era allargata come indicano anche i nomi dei partecipanti trasversalmente a tutte le aree politiche. Alle elezioni parteciparono i DS, con Claudio Fallarino candidato sindaco, insieme al PSI ufficiale e a Rifondazione Comunista. Si presentò il centro destra con il professor Legittimo candidato sindaco e i comunisti di Cossutta con Maurizio Donati. I pievesi scelsero la continuità ed elessero Fallarino.

Pieveduemila risultò la seconda lista con quasi il 20% dei voti e tre consiglieri eletti. Fu condotta una opposizione puntuale per tutta la legislatura a base di mozioni ed interrogazioni, insieme a tutti gli strumenti che leggi e regolamenti consentivano. Ma la legge elettorale e quella dei Comuni vigenti, di fatto relegano le opposizioni ad un ruolo marginale e spesso impotente.

Cinque anni dopo Pieve Nostra si ripresentò da sola con Daniela Barzanti candidata sindaco. Il risultato fu piò o meno lo stesso. Non c’era ancora la rete, non c’era facebook o il web. Avevo messo tutti i documenti in una cartella del computer e l’aveva chiamata “La Scommessa”. Fu in buona parte una scommessa persa. Alcuni a posteriori dicono perché i tempi erano prematuri. Io aggiungo che furono commessi anche diversi errori. Ma le tante iniziative, di cui torneremo a parlare, nel giornale, di quei dieci anni su temi locali, nazionali e internazionali, fecero capire anche in una delle ultime casematte di una vecchia sinistra che aveva esaurito la sua spinta propulsiva, che ci poteva essere qualche alternativa. Che ci si poteva provare, che era possibile cambiare. Mi piace pensare che qualche seme gettato allora sia poi, in un qualche modo, germogliato.

Gianni Fanfano