La sanità umbra è sempre più rivolta al privato. Non che con la precedente giunta il processo di privatizzazione non fosse in atto ma scelte politiche ed il covid stanno rendendo esplicita tale situazione. Fare delle visite specialistiche in tempi ragionevolmente breve presso la struttura pubblica è praticamente irrealizzabile. Situazione di maggiore disagio per chi vive in periferia, come nel Trasimeno, dove per l’accesso alla diagnostica c’è la necessità di doversi continuamente spostare in altri presidi regionali . Questo in mancanza di trasporti pubblici è diventato l’incubo di tante persone anziane alleviato solamente dalla presenza di associazioni di volontariato che operano a supporto dei cittadini più deboli.
Uno stato di difficoltà che crea problemi e disagi a tutte le persone costringendo a lunghe attese, a lunghi spostamenti e ad alti costi per le prestazioni mediche private, che si aggrava quotidianamente per la presenza di un quarto di popolazione ultrasessantacinquenne e di una generale mancanza di personale nelle strutture sanitarie pubbliche che le rendono sempre più deboli e marginali.
Ultimamente è arrivata la ciliegina sulla torta con la proposta senza senso, di diminuire i centri di salute, i presidi sanitari più vicini ai cittadini, che organizzano i servizi più comuni e indispensabili, da 12 a 5 con accorpamenti fantasiosi come quello tra il Trasimeno e Città di Castello. Si dice per risparmiare i costi della organizzazione ma non si mette mano ai doppioni di due asl e due aziende che costano infinitamente di più , quando prendendo esempio da realtà vicine la popolazione consentirebbe di gestire in un’unica struttura. Si restringe e si cancella i servizi per i cittadini , si diminuisce il personale che lavora , ma non si toccano i posti dirigenziali spesso inutili e ben pagati.
Il dibattito istituzionale sulla sanità essenzialmente concentrato sulla pandemia, non solo a livello regionale ma anche a livello nazionale, non evidenzia segnali per una riforma coraggiosa ed efficiente, fuori dagli interessi costituiti di gruppi e baroni e che rimetta la sanità pubblica al centro del sistema rilanciando il ruolo che invece la situazione covid le ha assegnato.
Si impoveriscono i servizi di territorio, come stà accadendo al Trasimeno dove si ignorano le proposte del territorio formulate dai Sindaci, si ignorano gli impegni e i protocolli sottoscritti, non si completano i lavori sulle strutture presenti, diminuiscono gli specialisti che qui operano e si costringe la popolazione a rivolgersi a strutture lontane o a servizi a pagamento, ma periodicamente aprono o si rafforzano servizi sanitari privati in convenzione con la regione Umbria.
Solo una grande mobilitazione dei cittadini può sbloccare questa situazione. E’ assolutamente necessario uscire dal silenzio e unire le forze di tutte le componenti della comunità se vogliamo mantenere servizi sanitari pubblici sul territorio.
Sergio Batino