Dopo le iniziative a Fabro e del Comitato” No Biomasse”, anche a Città della Pieve si sono mosse alcune associazioni ed alcuni cittadini per chiedere ulteriori chiarimenti al Comune e una assemblea pubblica per un confronto sulla recente autorizzazione concessa dal Comune di Città della Pieve per la realizzazione di un impianto per biomasse nella zona di San Donnino. Questo è il testo della petizione che ci è stato inviato.
Questa petizione nasce perchè una cittadinanza attiva è tale anche quando non lascia da sole le istituzioni nel gravoso compito di vigilare sul territorio. E’ tale quando si interessa. Quando fa domande. Magari anche qualcuna di troppo, magari sbagliando. Ma dimostrando, con esse, di tenere al bene comune.
Nel Comune di Città della Pieve è stata approvata con una Procedura Abilitativa Semplificata (determina n.11 del 18.09.2017 del settore Area Tecnica del Comune di Città della Pieve) la costruzione di un impianto di produzione di energia da fonti rinnovabili biomasse e delle relative opere ed infrastrutture connesse della potenzialità di 199 kWe.
La determina è stata fatta visti i pareri favorevoli di Regione Umbria, Usl, Arpa e Vigili del Fuoco.
Al progetto sono stati posti dei vincoli, ma l’allegato dove dovrebbero essere esplicitati i vincoli manca nella pubblicazione sull’Albo Pretorio.
Il Sindaco di Città della Pieve, Fausto Scricciolo, ha dichiarato il 24 ottobre 2017 (http://www.ilcomune.org/impianto‐di‐cogenerazione‐di‐san‐donnino/ che visti i pareri positivi anche dell’apposita Conferenza di Servizi “un diniego avrebbe determinato la violazione del diritto di colui, che in possesso di tutte le autorizzazioni previste e nel rispetto della normative esistente, vuole esercitare un’attività lecita in un’ area ove ciò è consentito.”
Non esattamente. La Conferenza di Servizi avrebbe potuto opporsi al progetto del privato alla luce del diritto e della considerazione del bene dei cittadini tutti.
Inoltre tale episodio crea un pericoloso precedente. Chiunque può arrivare nel nostro territorio, comprare o affittare un pezzo di terra, fare legittima richiesta per un impianto (con tanto di burocrazia perfetta) e ottenere un sì?
Non esattamente. Prima di tutto perchè lo dice la Costituzione Italiana, che il diritto del singolo non può prevalere sul bene comune.
La Repubblica […] Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione (art.9) […] tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività (art.32) e L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. (art 41) e a questo si aggiunge l’l’art. 174 del Trattato di Amsterdam che determina come la politica della Comunità in materia ambientale mira ad un elevato livello di tutela, tenendo conto della diversità delle situazioni nelle varie regioni della Comunità. Essa è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché sul principio che chi inquina paga.Infine, la Corte di Giustizia Europea ha affermato che il principio di precauzione è ammesso quando sussistono incertezze riguardo all’esistenza o alla portata di rischi per la salute delle persone, che le istituzioni possono adottare misure protettive senza dover attendere che siano esaurientemente dimostrate la realtà e la gravità di tali rischi.
I cittadini si domandano quindi se siano state prese in considerazione tutte le variabili del caso, per tutelare a pieno l’utilità sociale, considerato che:
- il quadro normativo nazionale che legifera sugli impianti di Biomasse (DM 6.12.2012 che è anche la base per l’erogazione degli incentivi sulle rinnovabili) prevede che negli impianti a Biomassa possano essere bruciati anche rifiuti plastici, cuoio conciato, pneumatici fuori uso, parti di rifiuti urbani etc. Il Comune non può mandare in deroga il regolamento nazionale, ma ci si chiede quali siano i provvedimenti formali adottati e i riferimenti normativi utilizzati per i quali il Comune può limitare la tipologia di prodotti di combustione rispetto a quanto, piu ampiamente, previsto dalle norme nazionali.
- l’impianto sorge in un’area di grande interesse archeologico, poichè a poche centinaia di metri è stata ritrovata una tomba etrusca (Laris) che solitamente sta a significare la presenza di un’intera necropoli (ancora non cercata). Ci si sarebbe aspettati opere di valorizzazione dell’area, anche di ordine estetico, opere di corredo al rilancio turistico del territorio che questo ritrovamento aveva fatto presagire, piuttosto che impianti industriali.
- Città della Pieve si è candidata con Montepulciano quale Capitale della Cultura 2020 proprio con la chiave “Etruschi e Paesaggio”
- Città della Pieve è Città Slow: tale impianto rischia di impattare negativamente su questo riconoscimento
- Qualsiasi combustione arreca danni all’ambiente e alla salute, seppure in minima parte, sia aumentando la CO2 sia aumentando l’inquinamento dell’aria. Dire che una centrale che può bruciare 6mila chili al giorno di massa sia uguale ad un caminetto, è fuorviante.
- Pensare che un impianto del genere risolva il problema dei roghi incontrollati nei campi è un errore. I roghi anche solo di potature sono già fuorilegge dal 2014, e il semplice cittadino non può conferire i propri scarti di potatura alla centrale di San Donnino ad bisognum perchè sarebbe rifiuto non tracciabile e quindi reato.
- La legge non obbliga i piccoli impianti a biomasse ad apporre filtri. Ma anche qualora questi venissero apposti, non riuscirebbero a fermare le nanoparticelle inquinanti che possono essere portate dai venti a chilometri di distanza (Dal 2006 l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce la correlazione fra esposizione alle polveri sottili e l’insorgenza di malattie cardio‐respiratorie; alcuni studi scientifici più recenti dimostrano, attraverso studi epidemiologici, l’aumento del tasso di mortalità in prossimità delle zone in cui queste aziende sono localizzate, talvolta in pieno centro abitato)
- Non è chiaro al momento come la centrale sia in grado di bruciare solo materie silvestri senza rischiare lo spegnimento dell’impianto (solitamente tali impianti necessitano anche materie plastiche per mantenere la temperatura)
- non si capisce se sia stato fatto uno studio di rischio rispetto a possibili incidenti da impianto industriale vista la vicinanza della ferrovia
- non è chiaro se e come verranno fatti controlli sui conferimenti all’impianto per evitare l’ingresso di rifiuti codice CER non ammessi
- al momento non è chiaro se siano già stati fatti dei contratti con fornitori di biomassa, per quale biomassa e da quali luoghi
- vi sono altre tecniche agricole piu sostenibili della combustione per risolvere il problema delle potature in avanzo e renderle utili all’agricoltura: la pratica di spargimento di microcippato su terreni agricoli, con effetti ammendanti, di abbattimento co2 (non solo per l’impiego diverso senza combustione di potature etc, ma per i relativi processi nel suolo che permettono la non aratura dei campi), e risparmio idrico per sviluppo micorizze favorevoli a produzioni agricole in regime di arido‐colturale.
- i cittadini non sono stati consultati previo rilascio dell’autorizzazione
Infine, il titolare dell’azienda destinataria del permesso a costruire, la Tecnologie Ambientali di Rimini, stando a quanto riportato da Il Tirreno e altri media toscani risulta indagato per truffa (un presunto danno da 15 MLN di euro) dalla Procura di Grosseto per non avere lavorato il percolato dell’impianto pubblico della discarica le Strillaie di Grosseto come da contratto. Nel 2010 il titolare è stato inoltre condannato in primo grado dal Tribunale di Livorno per lo smaltimento illecito di alga poseidonia.
In ultimo si segnala che alcuni cittadini del Comitato No Biomasse di Fabro (TR) sono stati minacciati senza mezzi termini mettendo in chiaro “conseguenze” se si fossero opposti alla centrale (denuncia alle autorità competenti già avvenuta).
Il Gruppo Ecologista il Riccio e molti cittadini attivi chiedono quindi alle istituzioni comunali di procedere a fornire quanto prima con un’assemblea pubblica e carte alla mano spiegazioni e rassicurazioni rispetto alla costruzione in essere, e di valutare la sospensione del permesso a costruire, agendo in regime di autotutela.