Home Politica Caproni ” Valnestore: cambiare modello di sviluppo si può. Basta volerlo”

Caproni ” Valnestore: cambiare modello di sviluppo si può. Basta volerlo”

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Comunicato stampa. Per decenni il modello di sviluppo economico ed occupazionale della Valnestore è stato concentrato sulla presenza di poche aziende, di medie dimensioni, che potevano occupare qualche centinaio di persone ognuna; processo iniziato nei primissimi anni 70 e che è, ancora oggi, il modello che continuano a proporre le attuali amministrazioni e il partito di maggioranza relativa, almeno prima del 4 marzo scorso, ovvero il partito democratico. Scelta che in tutti questi anni ha portato in Valnestore, anche benessere economico, ma pagato a caro prezzo. Infatti questo tipo di orientamento, condiviso da partiti, sindacati e amministrazioni che hanno governato questi processi, ha portato di fatto ad una economia controllata che come prima conseguenza ha avuto negli ultimi anni un effetto di doppia crisi per il nostro territorio, infatti crollata l’economia a livello mondiale, in Valnestore c’è stato un doppio effetto che, tra delocalizzazioni e crisi aziendali, si sono perse centinaia di posti di lavoro nelle poche aziende presenti, essendo venuta anche meno la gran parte dell’occupazione in Enel, che è stata per anni la gallina dalle uova d’oro per tante famiglie. Un’altra importante conseguenza di questo modello di sviluppo è che la concentrazione di industrie ad alto rischio di impatto ambientale, a partire dalla centrale Enel, e non solo, ha portato in questa vallata un inquinamento importante con la conseguente distruzione di un patrimonio ambientale, paesaggistico accanto alla minimizzazione di quello storico-artistico che potrebbe invece essere la vera ricchezza che abbiamo e sulla quale basare un tipo di sviluppo compatibile.

Tutto ciò anche con alto rischio per la salute dei nostri cittadini, temi sui quali c’è una importante indagine in corso la quale speriamo che, dopo tanti anni, porti luce su fatti e responsabilità. In aggiunta un enorme spreco di risorse pubbliche, nella gestione di Valnestore Sviluppo s.r.l., e di altre importanti scelte che hanno continuato ad andare nella stessa direzione di sempre, sprechi senza risultati. Pensiamo alla gestione dei 23 miliardi di vecchie lire che l’Enel ha erogato a favore dell’economia di questo territorio a titolo risarcitorio rispetto alle attività di impatto esercitate. Oggi avremmo dovuto ancora avere, la gran parte di quei fondi, a sostegno delle piccole imprese locali, in quanto era prevista la gestione attraverso un fondo di rotazione, quindi prestiti agevolati che sarebbero dovuti tornare nel fondo a disposizione per successive necessità di altre imprese, e invece non vi è più niente di tutto questo, dove sono finiti nessuno osa dirlo, nessuno riuscirà mai a recuperarli. E fu proprio questa scelta che si cominciava già a delineare nell’ultimo anno del mio mandato da assessore, anche se gli atti concreti sono successivi, che mi portò a guidare la prima lista civica e a proporre un modello di sviluppo economico ed occupazionale diverso, meno rischioso, senza sprechi e più efficace. Infatti oggi mi chiedo: ma se quel modello economico, che contempla il sostegno all’economia diffusa di piccole dimensioni, che tende all’autoimpiego e allo sviluppo di piccole attività artigianali, turistiche, commerciali e di servizio fosse andato in porto quanto meno impattante sarebbe l’attualità? Sicuramente avremmo evitato la seconda crisi della Valnestore.

Vicini ad ogni campagna elettorale si ripete la stessa scena, lo stesso film visto tante volte, troppe volte, fioriscono progetti interessanti, innovativi, e tutti sembra vogliano salvare il futuro della Valnestore, offrendo opportunità e tanti posti di lavoro, peccato che poi tutto questo rimane nelle parole di chi le dice e, dopo le elezioni, vinte sempre su queste promesse, tutto tace e cala il silenzio più assordante per almeno quattro anni ed oltre.

Anche  ieri l’altro  a Colle San Paolo, a pochi mesi da una nuova campagna elettorale, si è visto lo stesso film, di fronte ad una platea che ritengo però diversa da quelle passate, sicuramente meno numerosa, più stanca ed eterogenea e con tanti curiosi che sono lì, più che altro per tastare il coraggio del PD locale, dopo che il 4 marzo ha cambiato la geografia elettorale in Italia, in Umbria e anche a Panicale, di ripresentarsi in pubblico con le stesse modalità e le stesse promesse, mentre nei fatti continua a governare in modo esattamente contrario a quello che promette per il futuro. A riscontro di ciò i fatti seguenti. L’Amministrazione Comunale di Panicale continua ad appoggiare progetti quali la riapertura della Cava di Cerreto, il nuovo insediamento industriale della seconda vetreria piegarese che comporta l’innalzamento della IV ciminiera in Valnestore, terra già fortemente provata in tema di inquinamento, e, che, non ha prodotto alcun atto per richiedere la rimozione dal piano regionale dei rifiuti della possibilità che la ex centrale Enel possa diventare un inceneritore. In quest’ultimo caso il Sindaco di Panicale continua a dire che si fida delle parole della Regione, o meglio di qualche assessore, ed insieme dicono niente più ciminiere in Valnestore. Ma perché a queste promesse non seguono gli atti? Il nostro gruppo consiliare sta chiedendo da anni la modifica del piano regionale dei rifiuti dal quale Pietrafitta deve uscire definitivamente dalla possibilità di trasformare la centrale in inceneritore. Noi non ci fidiamo delle promesse vogliamo la modifica degli atti. Fatti non parole.

Plauso ad alcuni imprenditori, che, ieri sera, hanno presentato idee progettuali interessanti ad impatto ambientale zero, ma chi potrà adottarle, le istituzioni e la politica che ha governato fino ad oggi? Quella che nei fatti ha dimostrato di governare e, continua a farlo, in modo esattamente contrario a quello che promette per il futuro? Per un futuro diverso e migliore è necessario un rinnovamento totale nei gruppi dirigenti che dovrebbe fare la politica ma, se non ne è capace la politica, deve farlo la gente, perché non è più credibile che idee nuove, un nuovo modello di sviluppo lo possano guidare coloro che in netta e costante continuità hanno prodotto zero risultati, tanti sprechi con conseguente impoverimento di una Valnestore che ha dato tanto alla politica in termini elettorali, ma non ha mai ricevuto niente in cambio.

E’ necessario pensare un modello di sviluppo che, innanzitutto, si basi sulle peculiarità del nostro territorio vocato al turismo, all’artigianato e alla piccola impresa. Un modello più flessibile, più libero, che crei una crescita economica ed occupazionale diffusa, che tenga conto della valorizzazione del nostro patrimonio ambientale, culturale e paesaggistico. Per questo occorre pensare in via preliminare alla bonifica, al recupero del nostro immenso patrimonio storico, penso al Museo Paleontologico e ai numerosi reperti ancora da sistemare, a Mongiovino ma anche a Cibottola, Montali e tanti altri luoghi magnifici che, se valorizzati, potrebbero rappresentare una solida base per lo sviluppo dell’economia locale. Ma per cambiare passo è necessario cambiare in primo luogo chi guida questo processo o nella politica o fuori dalla politica, altrimenti ci dovremmo accontentare dello stesso film.

Gruppo Uniti per Panicale

Francesca Caproni