(AKR) È terminata ufficialmente ieri la quarta campagna di scavi archeologici in loc. Poggio Antico, fra Gioiella e Vaiano nel comune di Castiglione del Lago, denominata “Villa Project 2019”. La nuova indagine, iniziata alla fine del mese di maggio, è stata connessa allo studio dello sviluppo del territorio in età etrusco-romana concentrata sulle sponde nord-orientali del lago di Chiusi. Le indagini hanno visto all’opera circa venti ricercatori, tra archeologi e studenti di The Umbra Institute e DePauw University con sede a Greencastle, città dello stato americano dell’Indiana, sotto la direzione scientifica dei professori Rebecca Schindler e Pedar Foss, con la concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e la supervisione della dott.ssa Paola Romi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, presente alla conferenza.
Nelle stagioni passate, le indagini hanno portato alla luce un insediamento romano di estese dimensioni con un excursus cronologico compreso tra il II sec. a.C. e il III sec. d.C. Il progetto “Trasimeno Archaeology Field School”, iniziato nel 2015, prevede il recupero e valorizzazione dei beni archeologici presenti sul territorio del castiglionese, iniziativa nata grazie alla collaborazione tra il Comune di Castiglione del Lago, The Umbra Institute di Perugia e il Dipartimento di Studi Classici della DePauw University. Le scoperte finora effettuate nell’ambito del territorio comunale, anche a ridosso del centro storico e le prospettive di ricerca in atto confermano Castiglione del Lago come uno dei territori archeologicamente più promettenti della regione.
Rebecca Schindler e Pedar Foss hanno presentato le novità venute fuori dalla campagna “Villa Project 2019”. «Quest’anno le ricerche si sono concentrate nel settore occidentale dell’abitato – ha spiegato Schindler – reso interessante anche per la consistente presenza di bolli di fabbrica, finalmente decifrati, e hanno messo in luce una serie di strutture ben conservate e di notevole pregio. Sono stati effettuati due distinti saggi stratigrafici in una zona dove il terreno presenta un considerevole dislivello. Il primo saggio evidenzia nella parte sommitale le diverse fasi di vita del sito con strutture sovrapposte, che dimostrano le trasformazioni d’uso dei vari ambienti durante tutto il periodo insediativo. Ne emerge un quadro complesso che conferma le ipotesi effettuate nelle precedenti indagini, caratterizzato da una planimetria generale del sito particolare e articolata su più livelli o terrazzamenti, che rimandano a puntuali confronti con importanti e sontuose unità abitative di età romana. Il secondo saggio ha messo in luce la pars urbana del sito destinata all’otium del dominus, identificabile con un complesso termale di notevoli dimensioni che conserva porzioni di pavimentazioni realizzate a mosaico decorato con motivo geometrico nero su fondo bianco. Abbiamo aperto tre nuovi quadrati di scavo e riaperto due dello scorso anno. Già conosciamo l’esistenza di tre stanze del complesso termale, con un sistema di tubazioni e di drenaggio che approfondiremo, speriamo, il prossimo anno».
La villa è molto grande e molto significativa dal punto di vista della qualità realizzativa che indica, di conseguenza, la presenza di una famiglia importante nella zona fra Cortona e Chiusi: anche la posizione, rivolta verso il centro di Chiusi e a poche centinaia di metri dal lago di Chiusi, dimostra probabilmente un ruolo influente della famiglia romana del II secolo d.C. Dallo scavo effettuato nell’area centrale, situata ad una quota superiore, è emersa una grande scalinata monumentale che collegava le diverse aree poste a livelli differenti. Blocchi lapidei lavorati con grande precisione si inseriscono di testa nel tessuto dei due muri laterali creando una serie di supporti sporgenti da entrambi i lati. Sin dagli strati più alti sono venuti alla luce numerosissimi frammenti di materiale architettonico relativo alle terme: tegole, tubuli, frammenti di “suspensurae” e numerosissime tessere di mosaico bianche e nere. Grazie allo scavo, sono stati identificati almeno tre ambienti forniti di ipocausto, due di forma quadrangolare e uno caratterizzato nel lato di fondo da un’esedra. La ricerca ha previsto lo sviluppo di un’analisi dettagliata del patrimonio archeologico nel territorio del Comune di Castiglione del Lago sia attraverso l’impiego di metodologie tradizionali (ricognizione, scavo stratigrafico), sia di nuove tecnologie informatiche (GIS mapping e digitalizzazione di dati georeferenziati delle evidenze archeologiche presenti), al fine di comprendere appieno il rapporto tra la presenza di eventuali insediamenti e il territorio.
Il Comune di Castiglione del Lago e l’Archeoclub del Trasimeno, rappresentato dal suo presidente Pietro Fiorentini, ripongono grandi aspettative dallo svolgimento delle ricerche; infatti, dopo gli interessanti risultati ottenuti con l’allestimento dell’antiquarium comunale, si guarda con fiducia ad un futuro progetto di valorizzazione anche delle aree archeologiche. Ha concluso la conferenza il sindaco Matteo Burico che ha portato il saluto dell’Amministrazione e di tutti i cittadini castiglionesi: «Questa serata dimostra un interesse crescente da parte della nostra comunità per la cultura e la storia del nostro territorio. Ringrazio tutti, gli studenti americani, le istituzioni e la Soprintendenza di Perugia. Noi puntiamo molto sullo sviluppo della cultura, vogliamo creare e sviluppare un’industria culturale per valorizzare al massimo le nostre ricchezze e i nostri tesori, “vendere” il nostro territorio in chiave turistica. Noi ci siamo e ci saremo, utilizzando al meglio il nostro bilancio: il settore culturale è, e sarà sempre più, una delle principali priorità nella spesa del nostro comune». (AKR)