Certo ci sono anche i giorni dei Quadri Viventi a Pasqua, per il Borgo Dentro, ci sono i giorni dell’Infiorata di San Luigi a giugno, per il Casalino, ci sono i giorni di Epoche in Passerella e del Presepe Monumentale a dicembre, per il Castello. Giorni in cui i Terzieri pievesi fanno vedere di cosa sono capaci nel ricordare e rivivere il loro ricco passato, fissando nel Rinascimento, il tempo del figlio illustre, il Perugino, la rigorosa cornice di riferimento. Ma i giorni e gli eventi che anticipano e poi culminano nel Palio e nella Caccia al Toro chianino al “Campo de li Giochi” la prima domenica dopo Ferragosto, hanno tutti un sapore diverso. Il sapore della sfida, che si riprende, si crea , si nutre , si lancia e rilancia e infine si compie.
Ogni spettacolo, ogni ricostruzione, ogni arredo, ogni costume, ogni musica, ogni rullo di tamburo e ogni squillo di chiarine, ma anche ogni piatto gustato nelle diverse taverne, ha il sapore della sfida al terziere “nemico”, ha il senso dell’identità sbandierata non solo e tanto al turista, ma al contradaiolo amico e nemico, per appartenenza o per contrapposizione.
Per questo tutti gli eventi che precedono la sfida finale sono tutti da vedere. Come un preludio obbligato, un riscaldamento collettivo, una sobria ubriacatura di sentimenti, uno scatenamento di speranze e di passioni. Che vedranno la gioia finale della vittoria solo da una parte, in chi alzerà il Palio dopo la gara degli arcieri e si abbandonerà ai festeggiamenti. Ma che lascerà nel cuore degli altri, anche se sconfitti, la fierezza e la forza dell’appartenenza, la certezza di una identità storica che continua e si trasmette. E continuerà e si trasmetterà. (g.f)