(comunicato stampa) Con queste riflessioni il PD del Trasimeno vuole offrire un contributo al dibattito ed al congresso regionale in termini di proposte e di gruppo dirigente.
Ad un mese esatto dalle elezioni regionali e dalla drammatica sconfitta del nostro partito– dice il segretario Sergio Batino -, come PD del Trasimeno tramite la sua segreteria, chiamiamo tutti ad una pronta e grande mobilitazione, quella che ad aggi non c’è stata, e sollecitiamo nuovamente l’avvio delle procedure per il congresso regionale. Chiediamo al commissario di chiamare tutto il partito dell’Umbria per un primo confronto e di individuare nei rappresentanti delle maggiori organizzazioni territoriali i garanti di questa fase, uscendo da logiche personali e di corrente.
Non basta cambiare i suonatori, deve cambiare musica, ed è per questo, e non per logiche personali, che diciamo che gli incarichi a partire da quelli istituzionali dovranno avere come riferimento i risultati e il consenso e non l’amicizia o altro. E’ con questa logica che riproponiamo per Simona Meloni il ruolo di vicepresidente del consiglio regionale. Non ci accontenteremo di una operazione di facciata, i cambiamenti devono essere veri e forti per poter tornare a costruire un Umbria più moderna, capace di creare lavoro e servizi, più semplice con meno burocrazia e più giusta, dove le persone ed i territori vengono trattati allo stesso modo. E questo sappiamo non lo darà alla gente un governo di centrodestra che parte tra le risse, che mette in giunta i non eletti senza nessun rispetto per il risultato elettorale e chiama a gestire la sanità umbra, circa l’80% del bilancio, un geometra veneto esperto in privatizzazioni. Così non si cambia, si peggiora.
Al Partito Democratico serve un congresso regionale vero – insiste Sergio Batino, a nome della segreteria del Trasimeno -, fondato su un franco confronto di idee sui problemi e sulle possibili risposte ai bisogni e al disagio di molti cittadini, partendo dai congressi di circolo per rifondarlo nei contenuti, nella organizzazione, nei suoi rappresentanti. Attraverso il congresso, prima di tutto, occorre rispondere a un’esigenza di vitale importanza rappresentata dalla definizione di una base di valori, di intenti e di obiettivi comuni nella quale tutti i Democratici umbri possano riconoscersi; bisogna insomma definire una piattaforma di riferimento e non cominciare il lavoro dalla discussione sui possibili candidati alla segreteria che sarebbe auspicabile vedano una separazione tra ruoli istituzionali e politici.
Quello che deve svilupparsi è il coinvolgimento dei territori, proprio a partire dal dibattito sulla definizione degli obiettivi e degli intenti comuni e generali del partito. Anche il gruppo dirigente del resto non può che essere ricostituito dal basso, partendo dai territori e dai circoli: sarebbe estremamente miope la scelta di calarlo dall’alto su una base che appare ormai stanca e sempre meno disposta ad accettare decisioni verticistiche, senza una vera discussione e un vero dibattito. Solo dalla partecipazione – conclude – può nascere un Umbria migliore”.