Ci ha lasciato ieri sera Roberto Carloncelli, artista, amico, esperto di teatro, spirito libero e solare, mente creativa e sensibile, combattente. Ha lottato con una malattia che in breve tempo, lo ha portato via all’età di 58 anni.
Nato a Perugia il 12 maggio del 1960, Roberto ha, da subito, intrapreso la strada che lo avrebbe condotto alla sua passione più grande: le arti sceniche. Consegue infatti giovanissimo il Diploma di Maestro d’Arte presso l’Istituto d’Arte “Bernardino di Betto” di Perugia seguito da quello all’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” nella sezione Scenografia. Inizia la sua attività già nel 1977 come attore, successivamente come scenografo, poi come regista. I suoi spettacoli hanno incantato e fatto sorridere pubblici di tutte le età riempiendo i teatri della zona (ricordiamo la Medea di Euripide del ’91; La bottega del caffè di Goldoni; La visionaria Fattoria degli animali di G. Orwell del ’97; La piccola bottega degli orrori di H. Hashman; negli anni 2000 Aggiungi un posto a tavola di Garinei e Giovannini; A qualcuno piace caldo di P. Stone/S. Marconi; 2006 La gatta sul tetto che scotta di T. Williams; L’altra cenerentola di T. Cucchiara; Pinocchio di S. Marconi /Pooh).
Dal 1998 ha svolto attività di educazione teatrale nelle scuole elementari e medie di Castiglione del lago, Tuoro sul Trasimeno e Passignano sul Trasimeno, contribuendo con il suo fare coinvolgente e con la passione che trapelava da ogni sua parola, a trasmettere l’amore per il teatro a bimbi e ragazzi.
Direttore di due laboratori teatrali stabili e, dal 2017, del Festival Orizzonti della Città di Chiusi, Roberto ha saputo dare un’impronta tutta sua -fresca, impegnata ma ironica, fruibile a tutti- a ciò che coordinava.
“La mia direzione artistica è stata più volte associata all’aggettivo popolare” commentava qualche giorno fa “Non so quale sia stata la vera intenzione di questo, ma per me è sicuramente un onore essere considerato un artista popolare! Anche questo è uno di quegli aspetti della contemporaneità che sembra aver cambiato il suo significato in qualcosa di svalutante, piuttosto che di valorizzante. In questo Festival, quindi, vedremo in scena varie forme di espressione volte a rappresentare ognuna un tassello del complesso campo dei significati, sempre con l’occhio centrato sull’essere umano ed il suo valore”. Il Festival Orizzonti perde un tassello fondamentale per ritrovare quel valore di cui si parla ma cercherà di portare avanti quella nobile missione che Roberto si era posto: “l’intento di dare a #SENSO un progetto triennale, approcciandoci di volta in volta ad aspetti differenti. In questo primo percorso dell’idea triennale, si torna spesso sul significato di “senso di appartenenza”, che viene comunemente definito come un sentimento di fondamentale importanza nella nostra vita quotidiana, un legame che si instaura tra individui coscienti di avere in comune una medesima matrice culturale, intellettuale, sociale. Sentimento che, letto così, ha la sua valenza positiva, se non sfocia poi in un assottigliamento dell’espressione personale, o peggio ancora, in estremismi settari di vario genere. Credo che il punto di equilibrio sia la ricerca della libertà individuale di appartenere a una collettività, portando in campo ciò che ognuno ha e che ha fatto proprio, disposti a lasciarsi arricchire dalle diversità e dalle altrui appartenenze”.
Salutiamo così Roberto, il nostro direttore popolare, nell’accezione più bella che esista, che ha dato tanto a Chiusi, al teatro e alla sua comunità, che sapeva parlare all’anima con una delicatezza ed efficacia rare, che porteremo sempre nel cuore e che ci ha lasciato troppo presto.
Il cordoglio e l’affetto del Sindaco della Città di Chiusi, della Fondazione Orizzonti, di tutti i collaboratori che hanno avuto la fortuna di affiancarlo sino a qui e del paese intero, si stringono attorno alla moglie, al figlio, alla famiglia tutta.
Nota stampa Comune di Chiusi e Fondazione Orizzonti