Fra qualche giorno verrà “l’Epifania e tutte le feste si porterà via” dice un nostro vecchio adagio. Nel frattempo dopo i veglioni e qualche botto, sua maestà il tempo si è portato via il 2018 e ci ha messo davanti un nuovo anno. Noi lo vogliamo pensare vergine, imperscrutabile, del tutto sconosciuto. Con tutta terra nuova da arare, seminare, coltivare. E con chi vuol lavorarla naturalmente.
E’ stato un 2018 niente male dal punto di vista delle novità. In Italia le elezioni del 4 marzo hanno chiuso la cosiddetta seconda repubblica. Quella nata agli inizi degli anni 90 del secolo appena trascorso, dopo lo tsunami di “Tangentopoli”. Quella seconda repubblica che con il sistema elettorale maggioritario ha visto alternarsi al governo centro destra e centrosinistra, con non molte differenze per la verità, e che ha visto affermarsi questa nuova dimensione europea, che doveva essere la carta per contrastare l’era dei continenti in competizione. E che di fatto è stata invece abbastanza succube dei grandi potentati economici mondiali che hanno interpretato la globalizzazione come fine di ogni regola, di ogni principio di giustizia, di ogni diritto e tutela. Costringendo gli europei e quelli più malmessi come noi, a fare i conti con le economie senza diritti e regole dei paesi più poveri e costringendo masse sterminate di popoli a spostarsi in cerca di sopravvivenza.
E, di riflesso e di conseguenza, mettendo in crisi con l’Europa , il primo mondo, ma soprattutto , per la nostra visuale, mettendo ai margini aree di mezzo come la nostra. Di mezzo tra tra Baviera e Mediterraneo, tra Nord e Sud, Tra Firenze e Roma. Tra Marche e Toscana. Tra Tirreno e Adriatico. Tra Passato e Futuro, con un presente scarso ed inadeguato, che ha complicato ancora di più tutto. Cosa fare per essere al passo delle necessità dei tempi? Molto ce lo dirà questo cruciale ed importantissimo 2019. Ci saranno le elezioni europee e quelle amministrative in molto comuni. E ci saranno le forze politiche che si misureranno su queste scadenze. E noi le seguiremo. Ma a noi interessa anche la società, i cittadini, le associazioni, le aziende, le scuole. La loro voce, la loro vita, il loro protagonismo. Cosa si aspettano loro da questo 2019? Sicuramente giorni pieni di vita e di bellezza, ed in sintesi con le parole della canzone, tante rose. In primo luogo per il mai pienamente valorizzato universo femminile. Ma poi c’è sicuramente e soprattutto dell’altro. Proviamo a dire. Proviamo a scommettere. Si aspettano crediamo, un progetto per queste terre adeguato al momento. Concreto ed ambizioso. A breve e di prospettiva. Per difendere i loro interessi. Per farle crescere e per farle avere un futuro. Un progetto d’area e di ampio respiro e dimensione, che non può che racchiudere tanti progetti piccoli progetti minori, di comuni, di comparti economici di centri culturali, di uomini e donne nostre conterranee. A noi interessa sapere e capire e parlare di questo. Di questo progetto che poi significa soprattutto lavoro, risorse, investimenti, professionalità, qualità, specializzazione. Significa benessere, sicurezza, prospettive. Futuro.
Questo solo vogliamo caro 2019. Questo solo ti chiediamo. O meglio ti chiediamo di portarci qualcuno, o meglio alcuni, meglio se molti, che sappiano pensare e lavorare ed operare per questo. Non sappiamo se è poco o tanto. Sappiamo che non è semplice. Ma è quello che ci serve.
Gianni Fanfano