Ripubblichiamo il testo integrale del comunicato stampa del M5Stelle umbro e castiglionese, poiché nella prima edizione era stata esclusa una parte del testo, scelta che poi non è stata più seguita nei comunicati successivi, di altri soggetti. Il titolo, invece, resta per la linea editoriale che ci siamo dati, ad appannaggio del giornale.
Dopo l’annuncio dato dall’azienda della vendita dei punti vendita toscani di proprietà di Coop Centro Italia, il primo partito a farci pervenire una valutazione è il M5S, con un comunicato a firma congiunta dei consiglieri regionali Liberati e Carbonari e di quelli castiglionesi Bistacchia e Cerboni.
Nel comunicato si ribadiscono le notizie circolate in questi giorni sulle difficoltà che sta vivendo una delle maggiori aziende del nostro comprensorio, e i dati che il nostro giornale ha già riportato in altri articoli, si ricordano le prese di posizione che i “cinquestelle” hanno preso in passato e si chiedono, nel titolo, le dimissioni del presidente Giorgio Raggi. Naturalmente si tratta di una richiesta che ha solo valore politico, in quanto Coop Centro Italia è una azienda privata a proprietà cooperativa e ovviamente le decisioni di qualsiasi tipo spettano ai soci. (N.d.R)
Coop Centro Italia vende in un sol colpo ben 29 punti vendita ad Unicoop Firenze. Un’operazione per recuperare crediti svalutati e un bilancio in perdita che, con buona dose di disinvoltura, è definita dalla stessa Coop come un “accordo strategico per nuove sinergie industriali“.
E pensare che, solo due anni fa, l’inossidabile a.d. di Coop C.I., Giorgio Raggi, presentando il piano industriale 2016-2019, prometteva per Coop Centro Italia traguardi ambiziosi: crescita del 66% con fatturato che, dai 600 milioni del 2014, avrebbe toccato il miliardo nel 2019 e un aumento dell’occupazione da 2.700 a 4.000 addetti grazie anche a 20 nuove aperture.
Progetti seducenti sul lungo periodo a fronte però di ristrutturazioni logistiche e contenimento dei costi nell’immediato. Ad esempio, per risparmiare 3 milioni di euro il magazzino di Castiglione del Lago, dove insiste anche la sede, si è dovuto “specializzare” trasferendo a quello di Terni tutta la logistica del fresco e ricevendo i generi vari. Tra dare e avere, quasi un centinaio di addetti (tra precari non richiamati, impiegati trasferiti e mobilità) hanno dovuto fare le valigie e lasciare il Trasimeno, con conseguente impoverimento per tutta l’area, già colpita negli anni da crisi aziendali come quella di Euroservice e Trafomec.
Coop indicava come cause delle riorganizzazioni il contesto economico difficile e il calo dei consumi e del potere d’acquisto delle famiglie. Analisi condivisa dai sindacati e sottoscritta nell’accordo aziendale.
Per il Movimento 5 Stelle, invece, le questioni sono decisamente diverse e si rifanno alla gestione finanziaria sconsiderata del patrimonio sociale, costituito in gran parte dal risparmio dei soci. Investimenti reiterati in azioni di banche già in crisi, come MPS e Popolare di Spoleto.
Un patrimonio che si è svalutato di anno in anno e del quale il Gruppo M5S in Regione, in un’interrogazione del maggio 2016, aveva ipotizzato perdite per oltre 150 milioni di euro. Una valutazione stimata per difetto, come si vedrà tra breve.
Insomma, mentre da un lato Giorgio Raggi chiedeva forti razionalizzazioni per recuperare una decina di milioni di euro, dall’altro ne bruciava centinaia in operazioni finanziarie.
Un concetto ribadito un mese dopo anche dai consiglieri 5 stelle locali, quando a Castiglione del Lago i vertici Coop, i sindacati e i sindaci Batino e Scricciolo si congratulavano a vicenda per l’accordo raggiunto definendolo “un’opportunità per il Trasimeno”.
Peccato che le azioni Mps in mano a Coop Centro Italia adesso non valgono quasi nulla! Dal 2012 ad oggi il conto è salatissimo: ll Sole 24 ore parla di oltre 215 milioni persi!
Dopo aver alienato (e presto vedremo come) gran parte del patrimonio immobiliare, dopo esser stati sollevati dalla stampa nazionale specializzata dubbi sulla solidità del prestito sociale, ora arriva la cessione da parte del gruppo di tutti i 29 negozi delle province di Arezzo e Siena su un totale di 62 punti vendita a marchio Coop. Un’operazione che in 4 anni porterà nelle casse della cooperativa di consumatori 85 milioni di euro.
E’ inutile nascondersi: in prospettiva tira una brutta aria per il centro direzionale Coop di Castiglione del Lago e per tutto il territorio che perde definitivamente la sua centralità. Ha ancora senso chiamarla cooperativa?
Andrea Liberati, Maria Grazia Carbonari, Stefano Bistacchia e David Cerboni
M5S Regione Umbria e Castiglione del Lago