C’è una cosa che viene subito in mente osservando questi mesi precedenti le imminenti elezioni comunali, a Città della Pieve, ed è questa : i partiti tradizionali, ma anche quelli più recenti, sono praticamente scomparsi dalla scena e la scena viene occupata finora, da singole persone o gruppi di persone. Potrebbe non essere un fatto negativo, ma certo è una novità assoluta, una novità storica per una realtà come Città della Pieve. Storicamente uno dei comuni più politicizzati d’Italia per diversi decenni.
“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale “ questo è l’articolo 19 della nostra Costituzione e questa è stata la via maestra a tutti i livelli anche qui da noi, dalla sconfitta del fascismo, alla creazione della Repubblica , fino ad oggi. Elezioni comunali, e su su fino a tutti gli altri livelli. Fino ad oggi, fino a questo inverno del 2019, fino a questa fase della politica pievese che ha del surreale.
C’è ovviamente anche un po’ di strumentalità, soprattutto nei partiti più giovani e meno organizzati, nel presentarsi sotto forme civiche o candidati civici. In questo modo si ampliano le possibilità del bacino degli elettori e si mascherano le difficoltà.
Ma per Pd la storia è diversa. Anche se con qualche forzatura il Pd può essere ritenuto l’erede dei partiti di sinistra, PCI; Pds, Ds, di una parte dello stesso Psi, della Margherita che rappresentava una parte della Dc. Ora pare che tutta questa storia, dopo la recente scelta di non ricandidare il sindaco uscente, ed il ripensamento dello stesso sindaco sul ripresentarsi o meno, si sia liquefatta in una crisi di iscritti e di gruppi dirigenti, che sta mettendo questo partito in seria difficoltà anche a presentare un candidato sindaco. Non tanto un candidato sindaco che abbia capacità politiche espresse in altre esperienze o capacità professionali espresse in ambiti di lavoro. Che sarebbe il minimo di cui la Pieve , come ogni altro comune avrebbe bisogno. Ma addirittura sembrerebbe che si fa fatica a presentare un candidato sindaco qualsiasi. Magari semplicemente una brava persona, un po’ conosciuta. Già il fatto che alcune persone contattate abbiano rifiutato la dice lunga sull’attrattività non solo del ruolo ma anche dei proponenti.
Bastava vedere ieri a Sant’Agostino, nell’assemblea che ha riproposto il tema della salute e dei servizi sanitari ed ospedalieri a Città della Pieve e nella zona. Chi c’era a fare la storia di quello che era successo, dei tanti errori fatti dalla politica e dalle istituzioni, , a contestare le scelte di una Regione miope ed ingiusta, ad indicare qualche strada per il futuro? C’era il Comitato Cittadino per la Salute. Orgogliosamente non schierato. Dove erano i partiti pievesi? Non c’erano e se c’erano si son guardati bene dal parlare.
Sembra quasi preistoria il tempo in cui la politica faceva parte della classe dirigente a livello economico, come nell’Italia pre repubblicana con gli agrari e i ceti professionali. Poi con la democrazia quando arrivarono i ceti più popolari a rappresentare altre categorie e a competere e riequilibrare un potere economico sempre dominante.
Ci sarebbero discorsi lunghi e non semplici da fare. Forse sarebbe anche il caso di farli. Ma forse anche questo è un passaggio storico necessario, per la rifondazione della democrazia, della stessa politica e dei partiti. E forse va letto in chiave positiva. Noi speriamo comunque che prima o poi tornino dei partiti radicalmente cambiati e rinnovati e torni la politica vera. Quella utile e che serve alla gente Come quella che per tanti anni, con tutte le sue diversità ed i suoi limiti, è servita ed è stata utile all’Italia ed anche a Città della Pieve. (g.f)