Ci abbiamo provato. Anche se il tempo era ristretto, Ristretto per una data ed una legge elettorale fatta da sciocchi che pensavano di durare in eterno. Le liste civiche dell’Umbria più rappresentative, insieme a promotori di liste negli anni passati, con associazioni di cittadini ed alcuni partiti politici, hanno provato a cambiare. Cambiare veramente in Umbria. A rovesciare la piramide come è stato felicemente sintetizzato. Provando ad utilizzare l’appuntamento del 27 ottobre, quando per lo scioglimento anticipato del consiglio regionale, dovuto alla decapitazione dei vertici politici ed istituzionali del Pd umbro, si andrà al rinnovo anticipato del consiglio regionale.
Il primo ragionamento su cui ci siamo trovati d’accordo è stato quello della necessità di un cambiamento profondo e radicale, e che si era e si è, alla fine di un ciclo storico, quello iniziato con la costituzione delle regioni e di un ciclo politico, quello del primo ventennio di questo nuovo secolo.
Il secondo ragionamento su cui ci siamo trovati d’accordo è stato quello di guardarci intorno senza pregiudizi, da una parte e dall’altra dello schieramento politico tradizionale. Purchè il cambiamento fosse radicale e coerenti i passaggi e i ruoli da protagonisti di tutti i soggetti interessati.
Il terzo ragionamento che ha fatto da collante fondamentale è stato che per cambiare bisognava ripartire dai territori, dai paesi e dalle citta dell’Umbria dimenticati e marginalizzati da una politica centralistica e dirigistica senza qualità e clientelare.
Abbiamo quasi subito scartato l’idea di confrontarci con il centro destra a trazione leghista soprattutto per la totale mancanza di cambiamento nel governo nelle città di cui da tempo più o meno lungo sono forze di maggioranza. Perugia in testa , con Terni, Orvieto, Foligno, Spoleto. Ed in particolare perché fin dall’inizio è stata chiara una logica di autosufficienza, di una presunzione assoluta di vittoria di questo schieramento politico e di una attenzione inesistente verso l’azione civica politica, ambientale e sociale locale, escluso qualche singolo caso. Cioè ci è sembrato che ad una nomenklatura si volesse semplicemente sostituire una nomenklatura diversa.
Quando ci siamo rivolti dall’ altra parte, il Pd aveva già individuato per conto suo, senza consultare nessun potenziale alleato un candidato cui avevano imposto la maschera del “civico”, Fora, presidente di Confcooperative. Probabilmente dando già per persa la partita e pensando solo a distribuire i posti di consiglieri di minoranza, fra le varie correnti. Da questo l’immediata richiesta di un passo indietro e l’apertura di un confronto con tutti gli altri che non condividevano questo metodo a cominciare dai 5Stelle. I primi ad aderire sono stati alcuni pezzi della sinistra radicale organizzatisi sotto forma di liste civiche, alcune associazioni civiche perugine, i partiti Socialista e Verdi.
L’assemblea di Todi è stato il momento più alto di questa iniziativa che sembrava dovesse aggregare e contagiare una buona fetta della società e della politica regionale. Subito dopo infatti in una conferenza stampa a Perugia è stata presentata la coalizione Umbria Civica, Verde e Sociale”.
Ma a cambiare radicalmente lo scenario delle elezioni umbre è intervenuta la crisi del governo gialloverde e la costituzione del governo giallorosso. Con la costituzione di questo governo si è cercato di realizzare immediatamente, senza analizzare la grande differenza dei due contesti, soprattutto in casa 5stelle, una analoga soluzione a livello umbro,
Da Roma, in accordo con un asse interno al Pd umbro e con il consenso soprattutto di Di Maio, che della situazione umbra conosce poco o niente, si è andati alla ricerca di nomi che sembrassero “puliti e presentabili”, in realtà “controllabili”. Bocciando la candidatura della sindaca di Assisi, Stefania Proietti, perché troppo vicino alle liste civiche, demotivando un’altra candidatura non allineata come la De Meolo. e alla fine trovando il punto di accordo, loro, su un albergatore di Norcia, presidente di Federalberghi, organizzazione della Confcommercio.
Umbria dei Territori non poteva seguire questa strada e i compagni di strada iniziali, che subito si sono schierati sull’ultima proposta giallorossa. L’adesione alla santa alleanza “antiSalvini” per i percorsi e le scelte, le persone ancora in sella, oltre che incoerente con gli obbiettivi inizialmente che erano stati dichiarati, avrebbe snaturato il progetto di riforma radicale del sistema politico economico e sociale dell’Umbria. Necessario per far ripartire questa regione, darle un senso, e ricucire lo strappo e la sfiducia creatasi tra i cittadini, la politica e le istituzioni. Con una diversa legge elettorale, proporzionale, avremmo potuto provarci. Con questa avremmo rischiato di affossare un progetto che invece con il tempo ed un giusto lavoro può dare frutti importanti.
La storia non finisce il 27 ottobre, anche quella dell’Umbria.
Gianni Fanfano
del Comitato Promotore Umbria dei Territori del Trasimeno, Orvietano, Pievese