Sono cinque anni che il Corriere Pievese vive e giornalmente parla con i suoi lettori. Da un anno lo fa insieme all’Ora del Trasimeno. Tempo di bilanci quindi. Su questo bilancio, il primo lustro, vorrei coinvolgere, i lettori più assidui e attenti, anche quelli che non si manifestano mai. Che non commentano e non likkano ma so che ci sono.
Come ho ricordato , questo progetto, nacque nel 2013, con una esperienza fatta insieme a Fausto Scricciolo, che poi quando partecipò alle primarie del PD per le elezioni comunali pievesi. lasciò ogni ruolo e responsabilità.
Nacque come giornale on line cittadino, rivolto in particolare al mondo delle associazioni, tanto che nella prima fase fu articolato soprattutto con delle bacheche, che in diversi casi erano autogestite, dai diversi soggetti e associazioni, nel campo sociale, politico e sportivo. Quando quattro anni fa, presi in mano il giornale, completamente, scelsi una diversa impostazione. Innanzitutto, superando le bacheche, anche perché ormai ogni soggetto, si era fatto il suo strumento, ma soprattutto perché volevo fare un giornale non di paese ma di area territoriale. L’unica dimensione che oggi ha un senso nella competizione per il futuro. Così è stato ed è tuttora, anche dopo la nascita dell’Ora del Trasimeno, che è altra storia, ma che è un compagno di strada e di editoria.
Ora però sento che è giunto il momento di cambiare. Non solo perché il cambiamento deve essere continuo, nei tempi attuali, azzeccando possibilmente il passo dei tempi, ma anche perché questo modello non mi sembra più in grado di progredire e di crescere. Diciamo che mi sembra che abbia esaurito la sua “spinta propulsiva”
Abbia esaurito la sua “spinta propulsiva”, ma rispetto a cosa? Diciamo subito che il risultati sono buoni. Il Corriere Pievese è oggi è una testata di riferimento importante per una parte di lettori che si colloca in un’area che va dall’Alto Orvietano a tutto il Trasimeno, alla Valdichiana confinante fino a settori particolari del Perugino, E’ un riferimento intanto di indipendenza, di imparzialità, ma nello stesso tempo, per la piccola parte redazione che si riserva anche di autonomia verso i poteri locali a cominciare dalla Regione, quella dell’Umbria, che è uno dei nodi da sciogliere per provare a risolvere i problemi della zona. Un giornale che è anche riferimento per tanti cittadini cui interessa questa zona in tutta Italia e nel Mondo, soprattutto per i fatti e gli avvenimenti che vi accadono. Un modo per restare vicini ai paesi di origine. E’un competitor, con un lavoro tutto volontario, della maggiori testate on line della zona. E almeno ai pievesi e ai trasimenidi questo dovrebbe far piacere. E allora cosa c’ è che non va?
C’è che per difendere e promuovere gli interessi di quest’area interregionale, questo cuore dell’Italia di Mezzo, di inestimabile valore dal punto di vista storico, artistico ed ambientale, anche solo con gli occhi di un giornale , tutto questo non basta.
C’è che fuori di noi, c’è che sopra di noi, infuria una “grande Babele”, in cui non si capisce più quali sono le cose giuste e quelle meno giuste, non si capisce più da che parte stanno i responsabili e le vittime dei tanti problemi che abbiamo. Quando si pronuncia una parola, una richiesta, un concetto questa può essere manipolata in un verso e nell’esatto contrario. Si “Babele” è in questo caso la parola giusta. Narra la leggenda biblica che quando gli uomini, che parlavano tutti la stessa lingua, cominciarono a costruire la torre per stare più vicino al cielo, Dio li divise facendogli parlare lingue diverse perché si essi si disperdessero ed occupassero così tutta la terra.
Sembra che altre divinità oggi abbiamo fatto lo stesso scherzetto, ma in senso inverso rispetto alle intenzioni bibliche. E stavolta è facile riconoscere le sembianze di precisi interessi economici mondiali che si sono incaricati di nascondere agli occhi dei più le vere responsabilità dei problemi, immani, ma ancora risolvibili che abbiamo davanti.
Può un giornale che nel suo piccolo vuol dare un contributo alla sua terra, continuare a parlare solo ad un livello territoriale e di area che per quanto interessante e vasta è poca cosa di fronte agli scenari in cui le grandi decisioni si prendono e con le buone o con le cattive si realizzano? Per me no. Ed allora Il Corriere Pievese prova a dare un contributo per andare “oltre la Babele”. Sia chiaro. Non ingaggeremo luminari o tuttologi. Daremo semplicemente la parola a chi l’abbiamo già data, ma per parlare anche di qualcosa che va oltre il Trasimeno, il Monte di Cetona e la rupe di Orvieto.
Ci apriremo ai temi ed ai problemi generali. Proveremo a scuotere il torpore, di tanta parte dei nostri concittadini, che al massimo inveisce o sfoga la propria rabbia, ma non si confronta, non discute, non ascolta, non propone, non si aggrega. E soprattutto da un punto di vista, giornalistico, non scrive.
Avvieremo un graduale processo di allontanamento da facebook, e di rafforzamento della pagina web. Facebook resta uno strumento importante di comunicazione, ed oggi è la prima finestra da cui i nostri lettori entrano nel giornale, ma che si adatta male all’approfondimento ed al ragionamento che serve oggi per andare “Oltre la Babele”.
Daremo spazio quindi a temi e problemi anche di carattere generale. Sempre però privilegiando un filtro preciso. I protagonisti singoli e, diciamo associati, uomini e donne che vivano nella nostra area o rappresentino realtà della nostra area. Perché se è vero che alcune cose possono essere cambiate con il voto è anche vero che la partecipazione solo al momento del voto si è rivelata ovunque insufficiente a rappresentare gli interessi generali. E soprattutto la politica, ovunque, è sotto scacco dal potere economico.
Un potere economico che è sempre stato influente, a volte molto influente. Ma oggi il potere economico, il grande potere economico è dominante. E forse possiamo incominciare insieme questo nuovo percorso dicendo che questo “è troppo”. Troppo dominante anche in economia, dove chi lavora e produce deve dare la precedenza a chi specula senza regole e paletti.
Un tentativo velleitario? Un progetto utopistico? Rischio reale, come sempre quando si prova a fare qualcosa. L’importante è che quando ci si alza la mattina uno possa dire o pensare poche parole, ma di incalcolabile valore : “Io ci ho provato e la mia parte l’ho fatta!”
Gianni Fanfano