Nel rapporto presentato nei giorni scorsi da Banca d’Italia sull’andamento dell’economia regionale ci sono dei passaggi critici circa la capacità della Regione Umbria di spendere tempestivamente i fondi assegnati dalla Ue. L osservazioni sono riportate nell’articolo del Corriere dell’Umbria che riportiamo nella parte attinente. Poi riportiamo anche il comunicato della presidenza della Giunta Regionale che smentisce tali affermazioni. Dove peraltro c’è una citazione sul Trasimeno e sulle difficoltà che si stanno incontrando. (N.d.R)
(Rassegna stampa) dal Corriere dell’Umbria di Alessandro Antonini “Banca d’Italia, l’Umbria è una lumaca”
Banca d’Italia rivela che la regione è ultima in Italia: usato appena il 20% delle risorse 2014-2020 I dati della commissione rivisti da Bankitalia: progetti al 20%, la quota più bassa dello Stivale. Spesa al 2,7%
Sul fronte delle risorse impegnate e i progetti dei programmi operativi regionali 2014-2020 il cuore verde segna il passo. In ballo ci sono in fondi Ue. Secondo i dati forniti dalla Commissione europea e rielaborati dalla Banca d’Italia le risorse impegnate in progetti avviati o in fase di avvio ammontano al 20% della dotazione totale.
“Si tratta – ha evidenziato Bankitalia nel dossier sull’economia regionale – della quota più bassa tra le regioni italiane, inferiore alla metà della media nazionale”. Nel complesso – viene sottolineato – la spesa effettuata è pari al 2,7% del complesso.
“Si tratta – ha evidenziato Bankitalia – della quota più bassa tra le regioni italiane, inferiore alla metà della media nazionale”. Per la programmazione 2014-2020 l’Umbria fa parte delle regioni “più sviluppate”, insieme al resto del Centro Nord. Un’opportunità da sfruttare: ad oggi non si è fatto abbastanza.
La posta in palio è notevole. Nell’ambito delle politiche su coesione economica, sociale e territoriale, la regione è destinataria di due Programmi operativi regionali (Por) cofìnanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e dal Fondo sociale europeo (Fse), con una dotazione complessiva di 650 milioni di euro, di cui metà di fonte comunitaria.
In rapporto alle risorse programmate per ciascun obiettivo tematico – è spiegato nel corposo dossier sull’economia umbra di Bankitalia – “il grado di avanzamento è maggiore sui temi del mercato del lavoro e capitale umano” ma è ben più “ridotto nel campo dell’ambiente, dell’efficienza energetica e del trasporto sostenibile”. E anche della ricerca e innovazione. Nel complesso la spesa effettuata è pari al 2,7% della dotazione.
Fondi ue: la nota della Presidente Marini “
(aun) – “La Regione Umbria non spreca e non ha mai sprecato i fondi comunitari. Al contrario, per alcuni di essi, la Regione Umbria ha addirittura beneficiato di “premialità”, grazie al fatto di averli usati tutti ed in anticipo rispetto ai termini stabiliti dalla programmazione comunitaria. Per questo desta profonda meraviglia ciò che scrive oggi il Corriere dell’Umbria, con un titolo in prima pagina (“L’Umbria spreca i fondi UE”) che, usando strumentalmente un dato non attuale relativo al FESR ed all’FSE (contenuto nel recente rapporto di Banca d’Italia relativo allo stato dell’economia in Umbria, e che nello stesso rapporto si indica come non aggiornato) riferisce informazioni assolutamente non vere. E sarebbe bastata una semplice verifica dei dati veri, e certificati dalla stessa Commissione Europea, per comprendere quale sia il reale andamento dell’utilizzo in Umbria delle risorse europee. In ogni caso sarà nostra premura fornire al più presto i dati reali di avanzamento della spesa relativi ai due fondi citati.
Per ciò che riguarda il solo FEASR, con cui si finanzia il Piano di sviluppo rurale che ha la dotazione finanziaria più consistente, l’Umbria ha raggiunto al 31 dicembre 2017 il cento per cento degli obiettivi di spesa, in anticipo di un anno rispetto al termine del 31 dicembre 2018, collocandosi al vertice in Italia, insieme alla Regione Veneto, per capacità di utilizzo di tali risorse. Potremmo anzi dire che occorrerebbero ancora maggiori risorse per soddisfare le domande presentate, avendo usato già tutta la dotazione finanziaria per la programmazione 2104-2020.
Anche l’FSE, il Fondo sociale europeo, ha colto tutti i suoi obiettivi di spesa e comunque, secondo le indicazioni della Commissione Europea, al 31 dicembre 2018 la Regione Umbria avrà raggiunto pienamente il rispetto della cosiddetta regola “N+3”, il coefficiente con cui si certifica il livello di utilizzo del fondo sociale europeo.
Quanto al FESR, Fondo europeo di sviluppo regionale che riguarda in primo luogo le imprese, oltre ai programmi relativi ad Agenda Urbana, Aree Interne e ITI Trasimeno, riscontriamo in questo caso una maggiore difficoltà che peraltro la Giunta regionale ed io stessa abbiamo in passato ed anche più di recente evidenziato con una nota formale inviata ai Comuni beneficiari. Tale difficoltà dipende essenzialmente dalla necessità di procedure più complesse in quanto si tratta di appalti pubblici per i Comuni e di interventi per innovazione e ricerca per il sistema delle imprese; procedure che in parte rallentano la spesa, ma che non pregiudicano in alcun modo la realizzazione degli interventi e, quindi, il raggiungimento degli stessi obiettivi di spesa”.
“La Regione Umbria, dunque, ha pienamente utilizzato i cicli della programmazione comunitaria settennale, realizzando addirittura il cosiddetto “overbooking”, anticipando cicli di programmazione successiva, come nel caso del PSR, ottenendo per ciò “premialità”, vale a dire risorse in più rispetto a quelle approvate dalla Commissione Europea. Così come nell’attuale ciclo settennale siamo impegnati per la piena realizzazione di tutta la programmazione di cui beneficiano e beneficeranno le imprese ed i Comuni, svolgendo anche un ruolo di supporto alle amministrazioni comunali.
Infine va sottolineato come i dati contenuti nel rapporto di Banca d’Italia sono quelli formalmente “caricati” alla fine dell’anno passato, che quindi non contengono ancora tutta la spesa realizzata da parte della Regione Umbria”.