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Il Giorno della Memoria a Castiglione

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Il Comune di Castiglione del Lago, la Scuola Primaria “Franco Rasetti” e Lagodarte hanno organizzato una serata speciale dedicata al Giorno della Memoria. La sera di venerdì 26 gennaio con inizio alle ore 21 verrà proiettato un film francese in prima nazionale, “Un sacchetto di biglie” che sarà preceduto da una breve introduzione delle classi quinte della Scuola Primaria Rasetti.

Il Giorno della Memoria commemora e ricorda la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche avvenuta il 27 gennaio 1945. «Come ogni anno – spiega Ivana Bricca, assessore alla cultura – le iniziative coinvolgono i giovani delle scuole del territorio e naturalmente tutte le famiglie e il pubblico adulto castiglionese. Come negli anni scorsi i ragazzi delle scuole sono protagonisti attraverso l’iniziativa “Filo della Memoria” dedicata al tema della “shoah”, per non perdere quello che negli anni è stato pazientemente tessuto attraverso le attività svolte nelle scuole e condiviso con tutti i cittadini. I giovani studenti, che hanno già visto il film, hanno preparato canzoni, poesie e riflessioni per non dimenticare mai: quest’anno poi il Giorno della Memoria coincide con l’ottantesimo anniversario della promulgazione delle Leggi Razziali, una delle pagine peggiori dell’intera storia d’Italia».

“Un sacchetto di biglie” è un film francese appena uscito con la regia di Christian Duguay, con Dorian Le Clech, Batyste Fleurial, Patrick Bruel, Elsa Zylberstein, Bernard Campan. È la storia ambientata di Joseph e Maurice Joffo, due piccoli fratelli ebrei che vivono nella Francia occupata dai nazisti. Un giorno il padre dice loro che debbono iniziare un lungo viaggio attraverso la Francia per sfuggire alla cattura: non dovranno mai ammettere, per nessun motivo, di essere ebrei. Il film è tratto dal romanzo autobiografico di Joseph Joffo, pubblicato nel 1973, esisteva già una versione cinematografica diretta da Jacques Doillon nel 1975. Perché allora realizzare un remake a più di quaranta anni di distanza? Lo stesso Joseph Joffo lo ha spiegato nei giorni scorsi: «La figura del padre nel primo film non era verosimile mentre con la regia di Christian Duguay, che al rapporto padre e figlio è particolarmente attento, ha trovato il regista capace di restituire verità al loro rapporto. Si aggiunga anche un distacco da uno stereotipo abbastanza diffuso, presente nel film di Doillon, che riguarda l’indifferenza di tutta la Chiesa cattolica alla sorte degli ebrei. Le figure di sacerdote che compaiono nel film corrispondono ad incontri effettivi vissuti dai due ragazzi. Duguay ha poi mutato il punto di vista: lo sguardo è sempre quello di Joffo ma non dell’adulto che descrive quanto accaduto nel passato. Lo spettatore è posizionato a fianco dei due fratelli che vivono come bambini la tragedia che sta loro intorno. Le biglie divengono così il simbolo di un’infanzia che viene messa alla prova ma finiscono anche con il rappresentare quella vita in famiglia a cui i due fratelli sperano di tornare».