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“Omaggio a Rossini” conclude il Festival di Musica Classica

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(Akr). Gran finale per la XIV edizione del Festival di Musica Classica di Castiglione del Lago. Giovedì 6 settembre a Palazzo della Corgna con inizio alle 21:30 il professor Stefano Ragni farà un regalo al pubblico castiglionese con “Omaggio a Gioachino Rossini” per i 150 anni dalla morte del grande compositore pesarese, un percorso musicale con il pianoforte e voce narrante, scritto e pensato dal maestro perugino.

Stefano Ragni, pianista, musicologo, docente al Conservatorio Morlacchi di Perugia, è anche un brillante conferenziere, giornalista e quotato saggista di formazione umanistica e filosofica: animerà la serata narrando storie, aneddoti e varie curiosità su uno degli autori che ha caratterizzato e maggiormente influenzato la musica mondiale nell’Ottocento. Ragni è un formidabile e sempre piacevole divulgatore di musica che raggiunge il pubblico con concerti, conferenze, seminari, master-classes e corsi di specializzazione effettuati con un pianoforte che trasmette emozioni e sensazioni.

Gioachino (o Gioacchino) Rossini è senza dubbio il più importante compositore italiano della prima metà del XIX secolo e in assoluto uno dei massimi operisti della storia della musica mondiale: per la precocità e la velocità di composizione Rossini è stato soprannominato il “Mozart italiano”. Definito da Giuseppe Mazzini «un titano, titano di potenza e d’audacia. Il Napoleone d’un’epoca musicale». Tipico del suo stile era il crescendo orchestrale su una frase ripetuta, immortalato nella locuzione “crescendo rossiniano”. Lo stile di Rossini è contraddistinto innanzitutto dall’estrema brillantezza ritmica: molte delle sue pagine più note sono caratterizzate da una sorta di frenesia che segna uno stacco netto rispetto allo stile degli operisti del Settecento, dai quali pure egli ricavò stilemi e convenzioni formali. La meccanicità di alcuni procedimenti, tra cui il famoso “crescendo rossiniano”, donano alla sua musica un tratto surreale, quando non addirittura folle, che si combina perfettamente con il teatro comico, ma offre esiti altrettanto interessanti, e originali, a contatto con soggetti tragici. La sua musica è eminentemente “belcantistica”.

«Anche troppo spesso Rossini è infedele al testo – sosteneva il grande filosofo Hegel – e con le sue libere melodie oltrepassa ogni confine, cosicché si ha, allora, la scelta se restare nell’argomento ed essere insoddisfatti della musica che non vi concorda più, oppure rinunciare al contenuto e senza impedimenti ricrearsi alle libere invenzioni del compositore e godere con l’anima, l’anima che vi è in esse».

Per Schopenhauer invece: «Se si vuol troppo adattare la musica alle parole e modellarla sui fatti, ella si sforza a parlare un linguaggio che non è suo. Da questo difetto nessuno s’è tenuto lontano come Rossini: perciò la musica di lui parla sì limpido e puro il linguaggio suo proprio, da non aver bisogno di parole, ed esercitare quindi tutto il suo effetto, anche se eseguita da