(riceviamo e pubblichiamo) Nel Manifesto dei valori del PD, per individuare il campo politico in cui si inseriscono il partito e i suoi iscritti, sono stati utilizzati i concetti di: socialista, democratico e progressista. Tre parole che, credo, chiunque si definisca “di sinistra” o “di centrosinistra” faccia proprie, ma anche tre concetti che pulsano potentemente nella nostra Costituzione, spesso in quegli articoli, però, che non sono o sono solo parzialmente una realtà. In parte, infatti, la nostra Costituzione è “ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere”. E se è vero che, a costo di grandi sacrifici, molto si è realizzato nel tempo, altrettanto vero è che in questi ultimi anni il Paese si sia fermato o abbia fatto, addirittura, passi indietro in molti campi. Per molti motivi abbiamo creduto che quel “lavoro da compiere” fosse in parte terminato, che la meta fosse già raggiunta e che i nostri valori non fossero così nobili o fossero addirittura superati. Ci siamo limitati e adeguati ad amministrare la realtà, una realtà però ancora piena di storture e squilibri sociali che invece di risolversi si ampliavano. A volte abbiamo anche ceduto al campo avversario divenendo, agli occhi di molti, indistinguibili. La crisi economica globale ha fatto il resto, lasciando vita facile alla feroce propaganda populista e reazionaria a cui molto poco siamo riusciti a contrappore.
Il PD, nella sua azione politica, ha assunto nel tempo un profilo tendenzialmente moderato, dai riferimenti culturali e valoriali ancora non ben definiti.
Dobbiamo, invece, recuperare e rendere sempre più forte la nostra anima socialista, libertaria, democratica e progressista, aprendoci alla sinistra, all’area liberal illuminata e al mondo del cattolicesimo sociale, al contributo di quelle culture critiche che nel tempo più di altre si sono opposte a quella filosofia di pensiero e divenendone noi il punto di riferimento. Dobbiamo invertire la rotta e riprendere quel “lavoro da compiere”, tornando ad avere una visione, un progetto e un obiettivo a medio-lungo termine per il Paese, per cui le persone possano tornare ad appassionarsi e mobilitarsi. Queste non devono essere solo belle parole o buone intenzioni ma devono tramutarsi in misure concrete.
Occorre un’azione politica del mio partito che apra ai movimenti, ai giovani, alle donne, all’ambientalismo e all’antirazzismo, che recuperi una relazione stretta con il mondo dell’associazionismo, con i lavoratori, i precari, i disoccupati e i corpi intermedi che li rappresentano. Non è più il tempo dei distinguo tra riformisti e radicali perché la necessità storica dell’oggi e del futuro è quella di aprire un stagione di riforme che sappiano coniugare sviluppo economico, giustizia sociale e diritti civili.
Uno dei grandi problemi della Sinistra è la sua mancata unità. Abbiamo un patrimonio culturale comune ma il ‘nemico interno’ vince spesso sulle buone intenzioni. Divora energie, genera conflitti, sopraffà ideali e valori. Ecco, questo è il nemico da battere. Un PD e un centro sinistra unito sono una necessità per aggredire con forza gli ostacoli che si frappongono tra i problemi di oggi e le soluzioni per il domani.
Alessandro Torrini