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Professor Caricchi ” A proposito di tsunami, terremoti ed eruzioni di questi giorni, cosa occorre ricordare”

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Abbiamo ricevuto da un nostro conterraneo illustre,  il professor Luca Caricchi dell’Università di Ginevra questa nota esplicativa, molto pertinente rispetto alle cronaca di questi giorni, che ci parla di tsunami, eruzioni e terremoti in Italia e nel mondo. Lo ospitiamo molto volentieri e lo ringraziamo vivamente. (g.f)

Viste alcune notizie sbagliate che circolano in rete, inizierei dicendo che tra l’eruzione dell’Etna, il presunto risveglio dello Stromboli (che è in eruzione continua da almeno quando i Romani lo utilizzavano come ‘Faro del Mediterraneo’) e l’eruzione del vulcano Anak Krakatau nello stretto di Sunda, non c’è alcuna relazione.

ETNA: Conosco abbastanza bene l’Etna visto che vado ogni anno con i miei studenti del quarto e quinto anno dell’Università di Ginevra.

Inizio con una serie di osservazioni importanti per tentare di capire cosa potrebbe succedere in futuro.

L’Etna ha eruttato per la prima volta quest’anno in maniera significativa il 24 Dicembre e non dai crateri nella zona sommitale (crateri sommitali, in allegato un gif creato con le immagini satellitari mostra la posizione della colata di lava iniziata il 24 Dicembre. Satellite: MODIS, ’short wavelength infrared’). L’Etna negli ultimi anni ci ha abituato ad eruzioni molto frequenti e localizzate intorno ai crateri sommitali. Un’eruzione come quella del 24 Dicembre non succedeva da 10  anni.

Inoltre, questa eruzione è stata preceduta da terremoti di varia magnitudo che si sono verificati ormai da molti mesi e sono culminati con il terremoto del 26 Dicembre. Quest’ultimo evento ha distrutto diverse abitazioni a Fieri, nella porzione sud orientale dell’Etna, e ha causato diverse decine di feriti. Molti degli epicentri dei terremoti  che hanno preceduto l’eruzione del 24 Dicembre sono localizzati a quote relativamente basse sui fianchi del vulcano (500-800 m).

Le dinamiche dell’eruzione del 24 Dicembre e la localizzazione degli epicentri dei terremoti a bassa quota preoccupano molto i vulcanologi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV; https://www.corriere.it/cronache/18_dicembre_26/etna-instabile-carico-energiasi-rischia-un-eruzione-bassa-quota-e6164f36-0957-11e9-be19-6af61a115697.shtml) in quanto potrebbero indicare la risalita di magma e un eruzione ‘laterale’ (non dai crateri sommitali), con la produzione di colate che potrebbero investire villaggi e potenzialmente Catania.

Siccome è pressoché impossibile deviare o controllare colate di lava come quelle dell’Etna, i danni prodotti da questo tipo di eruzione sarebbero ingenti.

Lo scenario peggiore previsto in questi casi è l’eruzione laterale del 1669, che iniziò da una frattura che si aprì a Nicolosi (quota 850 s.l.m.). Le colate di lava si propagarono fino al mare e distrussero la porzione sud di Catania. Le lave solidificate di questa eruzione possono ancora essere osservate a ridosso delle mura del Castello Ursino a Catania.

ANAK KRAKATAU: Il nome significa ‘il figlio di Krakatau’ ed infatti questo vulcano è cresciuto nella zona della caldera lasciata nel 1883 dalla potente eruzione del vulcano Krakatau.

Il 22 Dicembre il collasso parziale del cono di Anak Krakatau (in allegato un gif che mostra l’evoluzione del collasso. Immagini registrate dal satellite Sentinel-1) causato dall’intensa attività eruttiva, ha prodotto uno Tsunami che ha causato diverse centinaia di vittime e danni nelle zone costali dello stretto di Sunda. Un evento simile anche se di entità minore era avvenuto a Stromboli nel 2002. Anche questo evento era stato causato da una frana sottomarina causata dal collasso parziale del vulcano.

L’attività di Anak Krakatau continua e l’allerta rimane alta, perché altre porzioni del vulcano potrebbero collassare producendo ulteriori Tsunami.

Questo tipo di eventi sono essenzialmente impossibili da prevedere, però sistemi di allerta per gli Tsunami che permettono di allertare le popolazioni esistono da tempo. Purtroppo lo stretto di Sunda non è equipaggiato con questo strumenti, come non lo è gran parte del Mediterraneo.

In caso di allerta Tsunami la cosa da fare e spostarsi velocemente in zone elevate.

Chiudo con una nota. Questi eventi sono catastrofici, ma sono il segno che il nostro pianeta è ancora vivo. Un giorno quando questi eventi non accadranno più, il nostro pianeta perderà il campo magnetico e quindi l’atmosfera e la vita come la conosciamo scomparirà.

Come detto in un precedente articolo, gli eventi naturali sono estremamente difficili (alcuni essenzialmente impossibili) da prevedere, ma possiamo fare molto per mitigare il loro impatto sulla nostra vita. Per fare questo ci vuole volontà politica e il rispetto delle regole della natura che noi come scienziati traduciamo ai nostri politici. Se azioni non seguono e anzi si fa finta di non sentire i nostri appelli, resta solamente la rabbia.

Luca Caricchi

Professor of Igneous Petrology and Volcanology
Department of Earth Sciences
University of Geneva