Home Politica Pronto soccorso Città della Pieve. Come è andata. Come andrà a finire?

Pronto soccorso Città della Pieve. Come è andata. Come andrà a finire?

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Riavvolgiamo il nastro. La chiusura di quello che rimaneva dell’ospedale di Città della Pieve e l’annuncio della sua riconversione. Le ambiguità causate da alcune affermazioni fatte in sedute pubbliche sul pronto soccorso, dotato addirittura di elisoccorso. Le prime segnalazioni che i tempi di percorrenza del 118, per alcuni territori non potevano rientrare, realisticamente, nella norma. Il tragico incidente che ha visto perdere la vita ad una coppia di motociclisti, marito e moglie di Colombella.

Una ampia protesta cittadina che si è sviluppata soprattutto nella rete e che ha visto denunciare con forza la penalizzante condizione delle popolazioni di confine e delle zone interne toscane e umbre, perugine dell’alto orvietane che prima facevano riferimento a Città della Pieve.

La presa di posizione del sindaco di Città della Pieve, che ha minacciato le sue dimissioni e quelle della giunta comunale se la Regione non fosse intervenuta in modo adeguato secondo quanto concordato nella fase di chiusura dell’ospedale. La risposta, un po’ ingenua e forse, alcuni dicono, un po’ pilotata, dell’assessore Barberini, di area bocciana, che interpellato dal giornale la Nazione risponde piuttosto brutalmnete al sindaco dicendo che si tratta di una provocazione , che Città della Pieve, ha avuto diversi servizi e che per fare un pronto soccorso ci vogliono le strutture di un ospedale e che per fare un ospedale ci vuole un certo bacino di utenza. A questo punto entra in campo il Pd pievese, che si appella alla Regione (di cui Barberini è assessore alla sanità) e al suo buon senso. Questo appello riceve una risposta. La legge il sindaco Scricciolo nel corso dell’ultimo consiglio comunale. La risposta non porta la firma di nessun responsabile “politico” ( Presidente o assessore), ma di Walter Orlandi, dirigente regionale dell’assessorato alla sanità. La sostanza della risposta della Regione targata Orlandi sembrerebbe una marcia indietro rispetto a quanto detto da Barberini.

E’ legittimo quindi che il cittadino pievese o forestiero si chieda come stiano realmente le cose.  Ed è legittimo ancora di più se si pensa alla storia dell’Ospedale pievese, dove per non dire le cose come stavano si è giunti a questa non bella situazione, in cui siamo.  Soprattutto se il sindaco nella dichiarazione letta in consiglio comunale dice “che verificherà il contenuto e la adeguatezza di quanto verrà realizzato”

Allora cosa si può fare per capire cosa sia successo e cosa potrebbe  succedere?

Noi siamo andati a cercare tra le righe della “Nazione”, giornale che come abbiamo visto ha avuto un certo ruolo in questa vicenda, giornale cui il Comune di Città della Pieve affida molte delle sue notizie che vuole siano lette a Perugia e giornale, in ultimo,dove scrive anche l’addetta all’Ufficio Comunicazione comunale. E la nostra curiosità è stata, almeno in parte, appagata. Ecco quanto abbiamo trovato.

“Dalla prima assistenza al primo soccorso. Parole simili tra loro ma che fanno una differenza sostanziale. Almeno a Città della Pieve dove il tema Sanità, sul fronte dell’emergenza-urgenza, aveva portato l’amministrazione comunale a minacciare le dimissioni qualora non fossero state accolte le richieste di un servizio più efficiente. Nelle scorse ore sono però arrivati i primi segnali di quella che sembra una schiarita importante.” “Nel corso del consiglio comunale il sindaco Fausto Scricciolo ha letto una stringata nota ma densa di contenuto.” E qui si riporta il testo della dichiarazione fatta in Consiglio comunale, che poi abbiamo già pubblicato ma che riportiamo di nuovo per utilità di ragionamento

«A fronte dell’istanza di questa Amministrazione – scrive Scricciolo – rivolta nei giorni scorsi alla Regione Umbria per l’attivazione di un adeguato servizio di emergenza-urgenza a Città della Pieve, peraltro più volte richiesto, si informa che il 28 settembre è giunta una nota con cui la direzione regionale della Sanità richiede alla Usi Umbria l’avvio della trasformazione del Punto di Prima Assistenza in Punto di Primo Soccorso, con conseguente revisione delle funzionalità, nel più breve tempo possibile. Sarà cura del sottoscritto spiega – richiedere informazioni più precise alla direzione aziendale su tempi e modi di realizzazione della struttura, nonché di conoscere le caratteristiche operative di esercizio. Si valuterà se tale trasformazione sarà in grado di superare le criticità sinora riscontrate nel processo di riconversione in atto».

Fin qui, dicevamo cose già note. Poi c’è la novità “E’ l’assessore regionale alla Sanità, Luca Barberini a chiarire che «si tratta di una soluzione tecnica di potenziamento che garantisce una presenza costante nella sede e anche di un mezzo medicalizzato, ulteriore a quello della prima ambulanza, che garantisce una copertura totale dell’emergenza anche nel caso in cui un mezzo sia fuori per trasferimenti o altre chiamate. Si tratta di una seconda ipotesi che stiamo attivando e che non sconfessa la prima, ma semplicemente va incontro alle esigenze di un territorio sulle cui peculiarità siamo sempre stati pronti ad ascoltare le istituzioni locali». Il sindaco era stato pronto a mettere sul piatto le proprie dimissioni su questo tema e ora, alla luce delle nuove disposizioni, la crisi potrebbe rientrare. L’assessore Barberini prosegue : «Ho parlato al telefono con il sindaco e l’ho sentito soddisfatto. E’ legittimo che le istituzioni sorveglino il proprio territorio. Siamo stati sempre pronti ad ascoltare e questa sembra la soluzione migliore»

Tutto e bene quello che finisce bene. Dice un inossidabile detto, Se finisce bene. Si tratta di vedere, come dicono tutti se questa soluzione sarà in grado di rispondere alle esigenze ed ai diritti di pari cure e servizi di cui i nostri cittadini, scusate il bisticcio, hanno diritto. E tutto sta dentro quelle tre righe che abbiamo evidenziato sopra, che descrivono il contenuto del servizio previsto. Quale lezione trarre poi è una questione che ognuno gestisce come meglio crede, dal cittadino, al contribuente, all’amministratore locale, a quello regionale e aggiungiamo noi, un po’ sfizio, al lettore di qualsiasi giornale. (g.f)