Il lavoro di ricostruzione è stato affidato al maestro d’ascia di Cristiano Vaselli che, in questi sei mesi di lavoro presso il cantiere nautico Caporalini, si è avvalso del supporto di Verledo Dolciami.La presentazione ufficiale del “Barchetto del Trasimeno” si svolgerà sabato 15 dicembre alle ore 15.30, nella zona antistante il Museo della pesca e del Lago Trasimeno a San Feliciano di Magione. Interverrà Giacomo Chiodini, sindaco di Magione.
Tanti i privati, le aziende e le associazioni che si sono fatti sostenitori del progetto consentendo al Barchetto di riprendere il suo posto nel piazzale del Museo della Pesca e nella comunità di San Feliciano e del Trasimeno, testimone vivo di una tradizione molto antica.
La storica azienda familiare LACEP di San Feliciano, specializzata nella lavorazione della canna palustre, ha dato un ulteriore apporto: i titolari, Ezio e Giulio Rosa e Chiara Agabitini, hanno infatti realizzato, con il supporto dell’azienda Della Ciana Legnami di Chiusi, la tettoia che proteggerà il barchetto dalle intemperie.
La pagina Facebook “Ricostruiamo il barchetto” ha dato conto mese per mese del’evoluzione del progetto.
Notizie storiche
Questa tipologia di imbarcazione di stazza media era utilizzata al Lago Trasimeno probabilmente già nell’Alto Medioevo. Nel secondo Ottocento veniva costruita con tavole di quercia dello spessore di cm 4,00-4,50. Era lunga m 7,00-7,50 e aveva un’ampiezza massima di circa 2 m. Le sponde non superavano i 72-73 cm di altezza mentre la prua sorgeva dal fondo un metro e mezzo circa. Alla base sempre della prua erano presenti delle strane “orecchie” (che troviamo anche nelle imbarcazioni di maggior stazza) di cui si ignora il significato o l’uso. Con questo nome le chiamava Matteo dall’Isola nella sua opera Trasimenide del 1537.
Questa barca da pesca è menzionata nello Statuto del Comune di Perugia del 1342 e in altri documenti perugini e pontifici, con il nome di “navigiolo”, “navigiuolo”, “navicella” e altri simili. Insieme alla nave (grande barcone da carico) veniva utilizzava nella pesca dei “tori” o “tuori”, come barca di appoggio. Era veloce, maneggevole e sicura nella navigazione sul lago aperto, tanto che se ne servivano le guardie del lago e i contrabbandieri.
Era questa l’imbarcazione principale per la pesca con il górro, grande rete a strascico di cui abbiamo notizia già nella Cedola del 1433 che rimase in uso fino al 1935. Dopo la fine della pesca dei “tori” i suoi nomi precedenti furono abbandonati e venne chiamata barchétto del górro.
Alcune foto scattate tra Otto e Novecento provano il suo l’utilizzo anche come imbarcazione da diporto.
L’imbarcazione presente fino al 4 maggio del 2017 in questo luogo, di fronte all’ingresso del Museo della pesca e del Lago Trasimeno, detta a San Feliciano anche barchino, ricorda molto nella tipologia quella più antica. Viene costruita dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale da falegnami di San Feliciano su richiesta del proprietario dell’Isola Polvese, Biagio Biagiotti che se ne serve come barca da trasporto. Solo successivamente il conte Giannino Citterio, che acquista l’Isola Polvese nel 1959, la utilizza come imbarcazione da diporto e la dota di una cabina per comodità degli ospiti.