
La tovaglia rappresenta fin dalla antichità un segno di decoro, eleganza per la tavola. La tovaglia più antica e tradizionale sembra essere stata quella bianca, ma vi sono notizie di tovaglie colorate usate in Persia dal III secolo a.C.
Le prime tovaglie di cui si ha testimonianza erano pesanti tappeti dove lo spessore assumeva la funzione di assorbire rumori e liquidi eventualmente versati.
Nel MedioEvo iniziarono a diffondersi le tovaglie di lino, operate a spina o a occhio di pernice, ornate di strisce e riquadrate con balze molto colorate, che erano utilizzate durante occasioni importanti; in alcuni casi anche profumate o sovrapposte di diverse tinte per intonare l’apparecchiatura alle pietanze servite. In quest’epoca la tovaglia simboleggiava prestigio: esserne privi era una sorta di umiliazione, tanto è vero che nel 1300, un cavaliere che fosse venuto meno ai propri doveri, era fatto sedere davanti ad una tavola apparecchiata e poi, davanti ai suoi occhi, la tovaglia veniva tolta.
Un secolo più tardi, tra ‘400 e ‘500, l’uso della tovaglia entrò nella vita quotidiana- delle classi più agiate, ovviamente- e successivamente divenne usuale inserirvi ricami, decorazioni e poi merletti. In epoca barocca si usarono tessuti damascati e pizzi da sovrapporre su drappi colorati. Dalla fine del ‘700 tornarono in auge tovaglie bianche, lisce e lunghe fino al pavimento.
Ma nella storia della tovaglia ha un ruolo importante l’artigianato artistico umbro, perché tra ‘300 e ‘400 si affermarono le tovaglie perugine , lavorazione realizzata in tela di lino bianco con armatura a “occhio di pernice” e bande tessute in cotone blu tinto a indaco. I cosiddetti “pannili alla peroscina” furono apprezzati e commercializzati in tutta Europa e, nonostante la crisi che coinvolse il settore intorno al Cinquecento, l’arte continuò a essere portata avanti in ambito casalingo dove le donne si dedicavano a quest’attività fino alla fine dell’Ottocento.
La decorazione, che riporta: motivi geometrici, figure umane, animali e frasi augurali, si concentra solo sui bordi ed è ottenuta con trame supplementari di cotone o di misto-lino, la cui caratteristica è l’alternanza di fasce avorio con fasce operate in blu. E parlando di tovaglie perugine non possiamo non citare lo storico laboratorio di tessitura a mano di Giuditta Brozzetti che presso l’ex chiesa di san Francesco delle Donne, nel centro storico di Perugia, ne continua la tradizione ; inserito nel Sistema Museale della Regione Umbria come “struttura d’interesse per la fruizione pubblica” è diventato Museo-Laboratorio aperto al pubblico. Si tratta di uno degli ultimi laboratori di tessitura a mano d’Italia dove vengono usati esclusivamente telai originali ottocenteschi e settecenteschi al fine di realizzare magnifiche copie delle medioevali “Tovaglie Perugine”.